Al giorno d’oggi tutti abbiamo uno smartwatch, ma sai cosa hanno scoperto gli esperti? Smetterai subito di indossarlo.
Immaginare la propria vita senza uno smartwatch al proprio polso è pressoché impossibile. Alla pari dei primi cellulari, anche gli smartwatch sono stati protagonisti di una significativa rivoluzione digitale che ha cambiato profondamente il modo in cui ci approcciamo al nostro corpo. Avere sotto controllo, infatti, parametri fondamentali come rilevazione dello stress e battito cardiaco, è una conquista non da poco. Ma non finisce qui.
Alcuni dei dispositivi wearable high-tech più sofisticati prodotti dalle più grandi aziende tecnologiche, infatti, oltre ad avvisare quando è il momento di fare una bella camminata per non cadere vittime della sedentarietà, sono capaci anche di rivelare se c’è qualcosa che non va, come ad esempio un ritmo cardiaco irregolare. Tuttavia, stando agli esperti, questo tipo di informazioni sempre a portata di mano potrebbero essere altamente controproducenti, come hanno dimostrato le ultime ricerche in merito.
Nel 2020, uno studio finanziato dal National Institutes of Health ha dimostrato come gli smartwatch possono avere serie ripercussioni sulla serenità degli utenti, al punto da innescare importanti componenti psicologiche, come un aumento smodato nonché spropositato dell’ansia. Giusto per rendere l’idea di quanto questi dispositivi wearable high-tech possano avere effetti nefasti sulla nostra psiche, il team di ricercatori ha studiato le registrazioni di una donna di 70 anni con fibrillazione atriale.
Stiamo parlando di una condizione che presenta un ritmo cardiaco irregolare aumentando anche il rischio di ictus. Ovviamente la fibrillazione atriale va tenuta sempre sotto controllo così da scongiurare il peggio. Il problema però è che in un solo anno la donna, dopo aver indossato uno smartwatch molto sensibile, ha acquisito 916 registrazioni elettrocardiografiche, sviluppando così non pochi problemi legati all’ansia.
Credendo, infatti, che segnalassero incidenti coronarici, la donna si è sottoposta a dodici visite totalmente inutili sia al pronto soccorso che alla clinica ambulatoriale. E il senso di frustrazione generato da un’assenza di problema in realtà la induceva solo a preoccuparsi sempre di più proprio perché trovava dissonante quanto detto dai medici rispetto a ciò che rilevava lei stessa (anche se erroneamente) col suo smartwatch.
“Ha anche accusato una crisi di salute mentale, e alla fine ha ricevuto sei sessioni di terapia cognitivo-comportamentale per affrontare l’ansia”, si legge nello studio. E il ricercatori Adam Skolnick, cardiologo alla NYU Langone, ha aggiunto anche che se da una parte come dicevamo prima, è una conquista non da poco rilevare ritmi cardiaci anormali o problemi di salute i generale, dall’altra troppo spesso si creano falsi allarmi per i ritmi che in realtà sono del tutto normali.
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