Raccontando le origini di uno dei suoi più grandi successi ha parlato anche dello spiacevole episodio di cui è stato protagonista
Firmata da Mogol e Iller Pattacini, Una lacrima sul viso venne presentata al Festival di Sanremo nel 1964, a interpretarla Bobby Solo (in abbinamento con Frankie Lane) che anche grazie alla sua incredibile somiglianza con Elvis Presley fu tra i protagonisti di quell’edizione. Piazzatosi al secondo posto, pari merito con colossi come Gino Paoli, Domenico Modugno e Little Tony, iniziò la sua ascesa verso il successo fino a diventare una delle leggende della musica italiana.
Di quel periodo il cantante ricorda le tante amicizie ma anche qualche attrito, ad esempio con Adriano Celentano che all’epoca era già esploso: “Una sera ero al casinò di Campione e a un tratto arrivò Miki Del Prete, che mi disse: ‘Adriano ti vuole di là’. Lo raggiunsi e lui pronunciò queste parole: ‘Oggi tu sei su e io giù. Ma tra un anno io sarò su e tu giù’. Sa cosa gli ho risposto? ‘E chissenefrega’, e me ne sono andato”, ha raccontato ai microfoni di Quotidiano.net.
Una lacrima sul viso è indubbiamente uno delle canzoni più famose e amate della musica italiana, Bobby Solo la portò al Festival di Sanremo 1964 riuscendo a conquistare un insperato secondo posto. Da lì in poi non si è più fermato, di quel periodo magico ha detto: “Abitavo in via Frua 15, a Milano. Strimpellavo con la chitarra. Di solito suonavo in bagno, perché le piastrelle riflettevano bene la mia voce”.
Poi l’illuminazione improvvisa, come spesso accade: “Un giorno mia sorella stava facendo la doccia così mi trasferii in cucina, dove c’era mia mamma. Così, all’improvviso, mi venne quella scala”. Piccolo particolare: c’è da sistemare il testo. “Mariano Rapetti, il papà di Mogol, mi aveva in simpatia. Allora gli feci ascoltare quella canzone. Mi disse che la musica era buona, ma le parole non andavano bene. Così chiamò il figlio, Mogol. Il testo lo scrisse lui”.
Durante l’intervista a Quotidiano.net infine ha raccontato del momento difficile affrontato proprio per colpa della canzone: “Alla Ricordi mi dissero che ero troppo giovane per firmare con la Siae. Ci avrebbe pensato un direttore che poi mi avrebbe girato il denaro. Invece non mi diede niente. Mi hanno rubato un miliardo. C’è un’indagine penale in corso. Uno staff di avvocati americani ha scoperto che la canzone è stata data in garanzia per ottenere un prestito di 300mila dollari da una banca“.
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