Giovanni Terzi parla dei 75 giorni passati dietro le sbarre per un clamoroso errore: il racconto è davvero incredibile.
Si torna ancora una volta a parlare di Giovanni Terzi, il giornalista al momento è uno dei concorrenti di Ballando con le stelle e se da un lato non pare godere del favore della giuria, lo stesso non si può dire del pubblico a casa che continua a sostenerlo, di puntata in puntata.
Proprio nella settimana scorsa, prima del suo ballo ha svelato qualcosa che fa parte del suo passato e che forse in pochi sapevano, un accadimento molto doloroso che ancora oggi non è riuscito a digerire, il suo arresto per delle accuse dalle quali poi è stato completamente assolto, ma che lo hanno costretto a 75 giorni di carcere. “Io non ho da dimostrare nulla riguardo al mio temperamento. Ho superato prove che mai avrei pensato di trovarmi ad affrontare. A trent’anni ho scoperto che tra la luce e l’ombra passa un istante” ha confessato, ma entriamo nel particolare del suo racconto.
Giovanni Terzi: “Mi misero in isolamento giudiziario, in una cella piccolissima”
E’ un racconto davvero molto duro quello che Giovanni Terzi ha fatto nella scorsa puntata di Ballando con le stelle in riferimento al suo arresto, avvenuto il 13 ottobre del 1998 quando era Consigliere del Comune di Milano. Le accuse erano quelle di avere preso una tangente di 250 milioni di lire quando anni prima aveva il ruolo di Assessore ai lavori pubblici di Bresso. Accuse dalle quali è stato poi assolto, ma che non gli hanno evitato il carcere.
“Alle sei di mattina mi vennero a bussare i Carabinieri a casa e mi arrestarono”, racconta Terzi alle telecamere. “Mi misero in isolamento giudiziario in questa cella piccola con uno spioncino. Non avevo nemmeno l’ora d’aria in comunità”, ha rivelato e ancora: “Dopo 30 giorni la mattina presto vennero a prendermi, pensavo di essere liberato, invece mi trasferirono. Mi misero le manette a mani e piedi, scoppiai in un pianto pazzesco”.
La sua detenzione andò avanti per 75 giorni, ovvero tre mesi fino alla sentenza della Corte di Cassazione che si trovò a ribaltare in modo completo il giudizio della Procura che poi è stata anche accusata di avere agito in preda al delirio di onnipotenza. “Penso ai miei genitori, o a mio figlio Ludovico che da allora si nascondeva sotto al letto ogni volta che suonava il campanello. Quello che pesa è il giudizio della società”: ha concluso tra la grande commozione del momento.