Potrebbe non essere innocua in alcuni casi. Dopo una certa età, l’aspirina potrebbe dare conseguenze inaspettate
Si tratta di un farmaco diffusissimo e tra i più utilizzati in assoluto. L’aspirina è infatti molto usato per il trattamento di mal di testa e altri malesseri piuttosto comuni che possono interessare la nostra quotidianità.
Tuttavia, sebbene bisogna specificare che si tratta di un farmaco sicuro e particolarmente efficace, in alcuni casi l’aspirina potrebbe avere delle controindicazioni che la rendono pericolosa. Dopo una certa età, infatti, l’aspirina potrebbe dare conseguenze inaspettate ed effetti collaterali da non sottovalutare in nessun modo.
“Serve un’aspirina?”. Quante volte abbiamo detto questa frase o ce la siamo sentita rivolgere dopo aver manifestato di avere un forte mal di testa o una malessere diffuso? Spesso ci ritroviamo a dover fare i conti con gli acciacchi della stagione invernale e questo farmaco può esserci utile. Ma una ricerca ha dimostrato che, dopo una certa età, possono esserci delle conseguenze inaspettate per chi consuma l’aspirina.
Secondo lo studio ASPREE, infatti, il consumo giornaliero e prolungato dell’aspirina potrebbe aumentare del 20% il rischio di anemia, soprattutto per quei soggetti che hanno un’età superiore a 70 anni. Si tratta di una condizione sperimentata soprattutto dagli anziani e influenzerebbe la salute generale, aumentando gli episodi depressivi e i problemi cognitivi. I ricercatori della Monash University hanno infatti seguito circa 18mila anziani sani e hanno registrato alcuni episodi di anemia, con una media di 4,7 anni.
Stiamo infatti parlando di uno dei più grandi studi eseguiti per indagare il fenomeno dell’anemia nei soggetti anziani e nello studio metà delle persone assumevano regolarmente l’aspirina, mentre l’altra metà una dose di placebo. I risultati della ricerca, quindi, hanno evidenziato che il rischio di sviluppare l’anemia risultava essere del 20% superiore nel gruppo che assumeva aspirina regolarmente, rispetto a quello che assumeva placebo.
Inoltre, gli esami del sangue condotti dai ricercatori durante lo stesso studio, ha dimostrato un declino più veloce dell’emoglobina, oltre ad una riduzione dei livelli di ferritina, una proteina che è in grado di trasportare il ferro, all’interno del gruppo che veniva trattato con asprina, rispetto al gruppo placebo. Secondo l’autrice dello studio, nonostante il sanguinamento rappresenti un effetto collaterale noto dell’aspirina, sono pochi gli studi che avevano fino ad ora esaminato la correlazione tra un suo uso prolungato e l’insorgenza dell’anemia.
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