Malattie cardiovascolari in Italia: il cuore degli italiani è sempre più a rischio. Al via la campagna di sensibilizzazione.
Le malattie cardiovascolari sono ancora la prima causa di morte in Italia, rappresentando il 34,8% di tutti i decessi (31,7% negli uomini e 37,7% nelle donne). Nonostante ciò, la prevenzione, l’accesso alle cure e l’aderenza alle cure rimangono insoddisfatte e l’impatto del Covid-19 ha ulteriormente peggiorato la situazione.
In occasione della Giornata Mondiale del Cuore 2023, come sempre il 29 settembre, è stata condotta una nuova ricerca basata su dati del mondo reale (RWD) per analizzare le criticità sollevate e svolto un sondaggio tra un panel di cardiologi, internisti, diabetologi e medici di base.
Malattie cardiovascolari: il cuore degli italiani è a rischio
Le malattie cardiovascolari in Italia: l’importanza della sensibilizzazione dei cittadini e dei pazienti. Il messaggio che viene lanciato quest’anno in occasione della Giornata Mondiale della Salute ricorda l’importanza di sensibilizzare i cittadini e i pazienti sull’importanza di prendere a cuore la propria salute cardiovascolare e di contribuire attivamente ad essa.
Da qui il senso della campagna “Usa il tuo cuore per rimanere connesso al tuo cuore”, un invito a fare scelte di vita sane, monitorare i propri valori e mantenere un rapporto costante con il proprio medico. Questa nuova indagine permette di ribadire la necessità di trovare nuovi modelli di cura del paziente affinché, ciascun paziente possa mantenere un rapporto permanente di dialogo e fiducia con il proprio medico.
Lo studio RWD si è concentrato su pazienti con dislipidemia (nello specifico, colesterolo alto) e cardiopatia ischemica (come la malattia coronarica aterosclerotica) – due malattie ad alta prevalenza che colpiscono rispettivamente 8,8 milioni e 2,3 milioni di pazienti in Italia – confrontando il periodo post-pandemia con l’andamento storico del 2019.
Dopo la drammatica contrazione registrata durante il primo lockdown, l’analisi ha evidenziato una parziale ripresa dei ritardi diagnostici a partire dalla seconda metà del 2020, e più in generale nella prima metà del 2021, mentre permane un divario significativo nell’accesso alle visite specialistiche.
Per le prime visite ma soprattutto per le visite di follow-up, e una diminuzione dell’aderenza alle cure causata anche dalla difficoltà a mantenere un contatto costante tra medico e paziente. Da giugno 2021 nuove diagnosi e nuove terapie per i pazienti con dislipidemia ad alto rischio cardiovascolare (prevenzione primaria: pazienti che non hanno avuto un evento cardiovascolare ma hanno almeno un fattore di rischio tra ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, storia familiare di eventi cardiovascolari, diabete, fumo, insufficienza renale e prevenzione secondaria: pazienti con storia di eventi cardiovascolari) hanno registrato rispettivamente +3% e +10% rispetto al periodo pre-pandemico, segno d’una ripresa dell’attività clinica ambulatoriale, ma anche di un aumento di nuovi casi .