PAD, Patto di Attivazione Digitale: scopriamo cos’è ed in che modo i Servizi Sociali ne fruiscono per interagire con i beneficiari dell’Assegno.
L’Assegno Unico d’Inclusione è uno strumento di sostegno economico dedicato a cittadine ed a cittadini italiani che si trovino temporaneamente in condizioni di difficoltà finanziaria. Come recita la sua definizione, è una misura di inclusione di tipo sociale e lavorativo, destinata a famiglie con ISEE non superiore ai 9.360,00 Euro tra i cui membri vi siano minorenni, ultrasessantenni, disabili o persone versanti in condizioni di svantaggio.
Quando le famiglie richiedenti vengono riconosciute nel pieno diritto di ottenere l’Assegno, vengono quindi affidate ai Servizi Sociali del territorio di residenza. Alle famiglie beneficiarie viene inoltre richiesta la sottoscrizione obbligatoria del cosiddetto PAD, ovvero del Patto di Attivazione Digitale. Di cosa si tratta?
Ebbene, tra le caratteristiche principali del PAD vi è l’impegno che tramite esso la famiglia si assume di presentarsi presso i Servizi Sociali ogni qual volta venga convocata per conferire insieme ai propri responsabili di riferimento. Solitamente, la prima convocazione viene effettuata entro 120 giorni, ovvero 4 mesi, dalla sottoscrizione del Patto. Perché è essenziale presentarsi?
Presentarsi alle convocazioni: a cosa servono e perché é obbligatorio rispettarle
Il primo colloquio con i Servizi Sociali consente di effettuare una valutazione, definita “multidimensionale”, dei bisogni del nucleo famigliare. Grazie alla valutazione, gli operatori dei Servizi possono quindi personalizzare la tipologia di assistenza da fornire al nucleo in base alle specifiche esigenze della famiglia emerse ed approfondite durante il colloquio.
Ad esempio, sarà possibile verificare la presenza di membri che si trovino effettivamente nella possibilità di lavorare ed a questi, quindi, potranno essere proposte attività formative, lavorative e di inclusione. Viceversa, ovvero in caso di constatazione di impossibilità al lavoro, i Servizi potranno quindi predisporre piani e servizi di cura di natura diversa.
In particolare, i membri del nucleo famigliare che siano affetti da patologie oncologiche, che siano di età pari o superiore ai 60 anni, che soffrano disabilità a partire dal livello definito “medio” fino alla non autosufficienza, con figli minorenni a carico oppure inseriti in percorsi di protezione da centri anti violenza o relativi alla violenza di genere, seguiranno percorsi indicati dai Servizi di tipo diverso da quello previsto per l’inserimento o il re-inserimento professionale. Per questo motivo rispettare il Patto e presentarsi alle convocazioni è fondamentale per i percettori dell’Assegno Unico e per il suo mantenimento.