È possibile continuare a percepire l’indennità di accompagnamento anche se il disabile sta in una Rsa? Vediamo cosa dice la legge.
Può succedere che una persona con disabilità grave debba essere collocata in una casa di riposo. Cosa succede, a quel punto, all’assegno di accompagnamento? In questo articolo vi spieghiamo cosa dice la vigente normativa in materia.
L’indennità di accompagnamento viene riconosciuta a quelle persone che non solo hanno una disabilità certificata grave riconosciuta dalla legge 104 ma che non sono neanche più autosufficienti. È il caso, ad esempio, di tutti quegli anziani che non riescono più a deambulare da soli senza che qualcuno li accompagni. O di chi, ancor peggio, vive allettato.
L’indennità di accompagnamento non dipende dai contributi versati e non è soggetta a Irpef. L’importo dell’Assegno corrisponde a 527 euro al mese e non fa cumulo ai fini reddituali o per l’Isee. Naturalmente per avere l’indennità di accompagnamento non è sufficiente un certificato dei medici che hanno in cura il soggetto disabile. È necessario superare una visita con una commissione Asl e i medici dell’Inps.
Assegno di accompagnamento e Rsa: ecco cosa dice la legge
Come anticipato l’assegno di accompagnamento viene riconosciuto alle persone con disabilità grave certificata e che non sono più del tutto autosufficienti. Ma cosa succede se una persona deve essere ricoverata in una casa di riposo? Potrà continuare a ricevere l’assegno di accompagnamento oppure verrà sospeso? Vediamo cosa dice la vigente normativa in materia.
L’assegno di accompagnamento è funzionale, spesso, a pagare una persona che assista la persona disabile a casa propria. O, comunque, a far fronte alle spese aggiuntive causate dalla disabilità. Purtroppo, però, alcune persone raggiungono un livello di gravità tale per cui una persona con disabilità non può più stare a casa propria. A volte perché nessuno può assisterla se i figli e i nipoti lavorano e il coniuge magari non c’è o è altrettanto anziano.
Altre volte, invece, un disabile grave non può più vivere nella propria casa a causa delle barriere architettoniche ancora presenti in molti edifici. Sono ancora troppi i palazzi con scale per raggiungere l’ascensore o, addirittura, senza ascensore. O, ancora, semplicemente, la disabilità può aggravarsi al punto che una persona necessita di assistenza giorno e notte da parte di personale qualificato. In tutte queste situazioni un disabile può essere ricoverato in modo permanente in una casa di riposo.
Ma che fine fa l’assegno di accompagnamento? Continuerà a riceverlo o verrà sospeso? La legge in tal senso è chiarissima. Se il disabile viene ricoverato in una Rsa pubblica a carico dello Stato, allora l’assegno di accompagnamento verrà sospeso. Unica eccezione se il semplice ricovero non bastasse ma fosse necessaria un’assistenza personalizzata. Se, invece, il disabile verrà ricoverato in una Rsa privata, non perderà l’assegno di accompagnamento perché esso potrebbe servire a pagare la retta mensile della casa di riposo.