Il Governo starebbe pensando ad un’uscita dal mondo del lavoro a 61 anni per alcune categorie di cittadini. Scopriamo di più.
Siamo ancora lontani da una vera a propria Riforma delle Pensione ma con la Legge di Bilancio 2024 l’esecutivo introdurrà alcune novità.
La richiesta dei lavoratori di scivoli pensionistici flessibili e strutturali senza eccessivi tagli sull’assegno al momento non può essere soddisfatta. Mancano le risorse economiche per una grande rivoluzione. Occorrerà attendere, probabilmente, fino al 2025 per conoscere quali saranno le grandi trasformazioni introdotte dalla Riforma delle Pensioni.
Per ora i cittadini dovranno accontentarsi di proroghe e piccoli cambiamenti di cui ancora, però, non si ha la certezza. Al momento si viaggia su ipotesi che solo la Legge di Bilancio potrà confermare o smentire. L’idea generale è di una proroga di Quota 103, la misura che permette il pensionamento a 62 anni di età con 41 anni di contributi. Le altre due misure in scadenza sono Opzione Donna e l’APE Sociale. Si rivolgono a poche categorie di cittadini e mentre per il secondo scivolo la conferma è certa ci sono dubbi su Opzione Donna.
Nei piani del Governo sembrerebbe esserci un’APE sociale agevolata al femminile. L’APE Sociale, ricordiamo, non è una vera e propria pensione bensì un’indennità che accompagna il lavoratore fino al raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Si rivolge esclusivamente ai disoccupati, invalidi dal 74%, caregiver da almeno sei mesi e addetti al lavori gravosi. Permette il pensionamento a 63 anni di età con 30/36 anni di contributi.
Ebbene, potrebbe nascere l’APE Donna, una misura che garantirebbe l’indennità di accompagnamento alla pensione di vecchiaia (67 anni di età e minimo 20 di contributi) a partire dai 61/62 anni e non 63. In più il Governo proporrebbe alle donne di usare la pensione integrativa per il ritiro dal lavoro a 64 anni.
L’intento sarebbe quello di agevolare le donne in condizione di disagio. Le categorie che potrebbero usufruire dell’APE Donna sarebbero le stesse dell’attuale APE Sociale. C’è poi lo sconto aggiuntivo di un anno per ogni figlio per un massimo di due anni. In pensione, dunque, dai 61/62 anni di età.
L’APE viene erogata per dodici mesi all’anno (non prevede la tredicesima) e l’importo sarebbe pari alla rata mensile della pensione calcolata al momento del ritiro. Occorre sottolineare, però, che il sussidio non potrà superare i 1.500 euro lordi al mese.
Concludiamo dicendo che l’APE Donna non sarebbe un’alternativa ad Opzione Donna ma una misura sostitutiva.
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