Ottima notizia per milioni di lavoratori: grazie alla pace contributiva è possibile andare in pensione ben 5 anni prima.
In pensione con 5 anni di anticipo. No, non è uno scherzo. Dal 2024 sarà possibile grazie alla pace contributiva, una novità introdotta dal Governo di Giorgia Meloni.
Non ci sarà più bisogno di restare al lavoro fino ad oltre 70 anni per raggiungere i 20 anni di contributi necessari alla pensione, come vorrebbe la legge Fornero. Moltissimi lavoratori potranno accedere alla pensione con addirittura 5 anni di anticipo. Come? Grazie alla pace contributiva, una novità introdotta dal Governo di Giorgia Meloni. Pur avendo necessariamente dovuto mettere un freno alle uscite anticipate di massa, il Governo ha comunque deciso di introdurre una misura per aiutare chi non raggiunge il requisito minimo necessario per poter andare in pensione. Grazie alla pace contributiva un lavoratore potrà recuperare fino a 5 anni di contributi e accedere, quindi, prima alla pensione.
Come funziona la pace contributiva
Il Governo Meloni ha reintrodotto la pace contributiva per il biennio 2024-2025: grazie a questa misura tanti lavoratori potranno andare in pensione – come detto – 5 anni prima del previsto.
Stando a quanto stabilito dalla legge Fornero nel 2011, per poter accedere alla pensione di vecchiaia è necessario avere 67 anni e almeno 20 anni di contributi. Diversamente si dovrà continuare a lavorare anche fino a 70 anni e oltre. Sono tante le persone che hanno vuoti contributivi a causa di carriere discontinue e periodi di disoccupazione e che, per questo motivo, non riescono a raggiungere i 20 anni di contributi entro i 67 anni.
Per evitare che tanti lavoratori si trovino nella condizione di dover lavorare ad oltranza, il Governo Meloni, per il biennio 2024-2025 ha introdotto la pace contributiva. In pratica un lavoratore, pagando di tasca propria, potrà riscattare fino a 5 anni di contributi e accedere così alla pensione. Possono essere riscattati, ad esempio, periodi di disoccupazione o periodi di lavoro svolti all’estero. I 5 anni di vuoti contributivi riscattati possono anche non essere consecutivi.
Il costo del riscatto varia a seconda che una persona lavori come dipendente o sia un libero professionista. Nello specifico i lavoratori dipendenti dovranno versare il 33%, i lavoratori autonomi il 24% e i liberi professionisti iscritti alla gestione separata dell’Inps dovranno versare il 25,72%. Il riscatto dei contributi si può spalmare anche a rate fino ad un massimo di 120, cioè 10 anni.
Unica eccezione è rappresentata da coloro che devono riscattare i contributi per poter accedere immediatamente alla pensione di vecchiaia: in questo caso il pagamento dovrà avvenire in un’unica soluzione. La pace contributiva, purtroppo, non si rivolge a tutti i lavoratori ma solo ai contributivi puri, cioè coloro che non hanno nemmeno un contributo versato prima del 1996, cioè prima della riforma Dini. Restano, dunque, tagliati fuori coloro che rientrano nel sistema misto o nel sistema retributivo.