Saranno importati gli ultimi quattro anni di lavoro e determineranno il valore dei cosiddetti periodi neutri previsti dalla norma quadro.
Il tema dell’occupazione lavorativa non risulta mai fuori moda rispetto a qualunque tempo che vive la società civile. D’altronde, si tratta di implicazioni dirette quelle in atto da parte delle recenti circostanze di crisi e i cui riverberi non abbandonano il periodo di stanca del quale soffre l’economia nazionale; difficile, infatti, parlare di provvisorietà quando è chiaro che si sta assistendo ad un cambiamento generale preannunciato da un declino sistemico dell’economia globale.
L’attuale incapacità di azionare delle garanzie politiche che facciano, per così dire, da vaccino durante l’esplosione di qualsiasi tipologia di crisi (guerra compresa) ha prodotto una stabile depressione in vari Paese del vecchio continente, col conseguente contraccolpo sulla fiducia verso le istituzioni europee, proveniente dalle opinioni pubbliche nazionali.
Calcolo NASPI, l’assegno si riduce a causa dei contributi della legge 104
Stare al passo con le odierne dinamiche del mercato del lavoro costituisce una sfida quotidiana lanciati ai nuovi standard che regolano l’ambito: prima fra tutte, l’intelligenza artificiale. La tecnologia, infatti, è la componente principale della trasformazione, non certo indolorosa tra la popolazione dei lavoratori e di tutti i potenziali impiegati futuri. La ricollocazione in un mondo sempre più automatizzato imporrà un’inevitabile discussione sulla strada prossima da percorrere.
In prima istanza, però, resta l’instabilità dei conti pubblici e ciò da vita ad una serie di effetti preoccupanti a cascata, fino ad entrare nelle case dei cittadini più svantaggiati. Pertanto, ecco che se per più di un anno l’iniziativa istituzionale ha provveduto (con caratteri emergenziali) ad adeguare, come meglio ha potuto, lo standard delle entrate ai livelli inflazionistici, ora è prioritario correre ai ripari per rialimentare le casse statali e previdenziali.
Calcolo NASPI, i contributi figurativi non bastano ad avere diritto all’indennità
Certo, gli attuali “recuperi” si traducono, partendo da qualche anticipazione sulla imminente Nadef del Consiglio dei Ministri, nell’aumento di imposte e tasse, rischio tagli sulle pensioni dei dipendenti pubblici e in sostanziosi risparmi su delicati settori della società, come il Servizio Sanitario Nazionale. Il tutto per pareggiare i conti con l’aumento scaturito dall’adeguamento ISTAT in base alla spesa sui consumi.
Anche in un pacchetto di norme come la Legge 104 del 1992, relativa ai diritti legislativi per le persone affette da disabilità, sono presenti aspetti trasversali che mettono in discussione la possibilità di incamerare entrate ritenute, in un certo senso legittime. Anche un lavoratore disabile ha a che fare con la NASPI in caso di cessazione di un rapporto di lavoro, sebbene a contratto a tempo indeterminato; questa circostanza fa sì che i contributi INPS figurativi non siano oggetto di calcolo ai fini del diritto all’indennità di disoccupazione.
I contributi figurativi scaturiscono dai periodi neutri, ossia da permessi retribuiti (come previsto dalla 104) e CIG; annullando questi contributi e i relativi periodi di riferimento significa ampliare il quadriennio utile al calcolo della NASPI. Un caso emblematico è offerto dalla cassa integrazione: se ricevuta nell’ultimo anno di occupazione, i soli contributi versati sono solo quelli figurativi; quindi, per l’INPS, saranno validi i contributi versati dei 4 anni precedenti ai fini della NASPI.