La riforma delle pensioni 2024, cambia tutto: chi prenderà meno soldi, le ultime novità

Come cambierà il sistema previdenziale italiano nel 2024 in attesa della Riforma delle Pensioni? I lavoratori si preparano al peggio.

La Manovra 2024 modifica alcune misure pensionistiche con la chiara intenzione di spingere i lavoratore a non lasciare il mondo del lavoro. La Legge di Bilancio introduce diverse novità in relazione al tema pensioni. I lavoratori sono curiosi di capire come potranno lasciare il mondo del lavoro nel 2024 e se perderanno soldi. Nulla cambia per le misure strutturali fino al 2026.

Parliamo della pensione di vecchiaia che permette il pensionamento a 67 anni di età e con 20 anni di contribuzione, della pensione anticipata ordinaria con uscita dal mondo del lavoro una volta maturati 42 anni e dieci mesi di contributi (un anno in meno per le donne). Rimarrà uguale anche la pensione per i precoci rivolta alle categorie dell’APE Sociale. Il pensionamento sarà concesso avendo maturato 41 anni di contributi, uno dei quali versato prima dei 19 anni.

Ad essere modificate dalla Manovra sono le pensioni anticipate in scadenza al 31 dicembre 2023 e la pensione anticipata per i contributivi puri.

Le novità sulle pensioni 2024 in Manovra

Iniziamo dalla misura che non sarà più molto conveniente nel 2024, Quota 103. La Legge di Bilancio la modifica tanto da risultare ben poco interessante per i lavoratori che compiranno 62 anni di età e avranno maturato 41 anni di contributi.

L’esecutivo ha introdotto il sistema di calcolo contributivo per tutti, indipendentemente dall’anno in cui si sono iniziati a versare i contributi. Significa che si subirà un taglio medio sull’assegno dal 6 al 10% (risulta più alto per chi ha molti anni di contributi maturati prima del 1996). In più, mentre nell’anno in corso il limite massimo di importo dell’assegno è fissato a 5 volte il minimo, nel 2024 scenderà a 4 volte il minimo. Ecco che si perdono altri soldi fino alla pensione di vecchiaia.

E come se ciò non fosse sufficiente, le finestre di decorrenza sono state allungate a sette mesi per i dipendenti privati e nove mesi per i dipendenti pubblici. Chi rimarrà a lavoro, invece, riceverà un premio contributivo in busta paga. Cambiano anche l’APE Sociale con l’aumento del requisito anagrafico a 63 anni e cinque mesi di età e Opzione Donna. I paletti rimarranno per quest’ultimo scivolo e l’età pensionabile salirà a 61 anni per chi non ha figli, 60 anni per chi ha un figlio e 59 anni per chi ha almeno due figli.

Infine la pensione contributiva alzerà il limite minimo di importo dell’assegno. Non sarà più di 2,8 volte il trattamento minimo bensì di 3,3 volte (1.660 euro circa).