Aumento delle pensioni minime: nuovi importi e requisiti, le ultime novità

Cosa succederà nel 2024 alle pensioni minime? Vediamo come si evolverà la situazione e quali sono i limiti per ricevere l’integrazione

Il tema delle pensioni minime è uno di quelli che praticamente tutti i Governi affrontano nel tentativo di apportare miglioramenti concreti all’importo e, conseguentemente, alla qualità di vita di chi le riceve. Al di là dei proclami si tratta di un’operazione tutt’altro che semplice dal momento che richiede l’impiego di un ingente quantitativo di risorse.

Come avere diritto alla pensione minima e gli importi
Pensioni minime, cosa cambia nel 2024 (www.cassanoweb.it)

E spesso nonostante l’enorme investimento, la maggiorazione è limitata a poche decine di euro. Molti lavoratori si domandano dunque come sia possibile ottenere un trattamento pensionistico più elevato avendo un bagaglio contributivo tale da non produrre pensioni superiori alla soglia minima.

Pensioni minime ed integrazione per trattamenti inferiori: le regole previste

Uno dei precedenti governi, quello guidato da Silvio Berlusconi, portò a un milione di lire il limite delle pensioni minime. Di recente Forza Italia è tornata sull’argomento promettendo che l’obiettivo ultimo è quello di portarle a 1000 euro. Al di là di quanto è accadrà qualora una pensione, calcolata mediante i contributi versati, risulti troppo bassa, sarà lo Stato ad effettuare integrazioni e maggiorazioni per rendere il trattamento dignitoso.

Pensioni minime oggetto di indicizzazione istat
Pensioni inferiori alla minima, scompare il limite per ottenerle (www.cassanoweb.it)

Fino al 2023 per andare in pensione con contributi versati dal 1995 in poi il suo importo, una volta raggiunti i 67 anni, dovrà essere non inferiore a 1,5 volte il trattamento minimo. Questo vincolo scomparirà dal 2024 ma un trattamento pensionistico troppo basso non verrà, per i contributivi, integrato al trattamento minimo.

Nel caso invece l’attività lavorativa sia iniziata prima del 1995, pur avendo maturato contributi per pensioni inferiori al minimo, si avrà diritto all’integrazione per raggiungere quell’importo che peraltro è soggetto a indicizzazione e che, dunque, aumenterà anche nel 2024. Si tratta di un’integrazione alla pensione a prescindere dai contributi versati: nel 2023 la minima è pari a 572,20 euro per tredici mensilità per gli under 75 mentre per gli over 75 essa ammonta a 599,82 euro sempre per tredici mensilità. Queste somme, come dicevamo, essendo indicizzabili sulla base dell’andamento inflazionario, andranno ad aumentare nel prossimo anno.

Il contribuente deve però avere anche redditi bassi pari a 7.329 euro per il pensionato singolo e 21.986 per il reddito cumulato con il coniuge; entro queste cifre è presente l’integrazione parziale, altrimenti per redditi rispettivamente fino a 14.657 e 29.314 euro è prevista l’integrazione parziale. Al di sopra di questi redditi invece non si ha diritto all’integrazione. Occorrerà dunque verificare con attenzione i propri redditi verificandone gli importi totali per capire quale livello di integrazione sia fruibile.

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