Assegno di inclusione, attenzione a tutto ciò che dice la legge: molte famiglie non lo riceveranno, ecco il motivo.
Il Governo cerca sempre di fornire gli aiuti giusti ai propri cittadini: ci sono anche delle misure volte a fronteggiare la povertà. Fino ad un paio di anni fa, moltissime persone percepivano il Reddito di Cittadinanza. Il Governo Meloni, tuttavia, ha deciso di rivoluzionare il tutto sostituendolo con il Reddito di Inclusione. Stando a quanto si legge sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, il Reddito di inclusione (REI) è una misura di contrasto alla povertà dal carattere universale, condizionata alla valutazione della condizione economica.
Questo nuovo assegno è stato fornito per tutti i nuclei familiari che rispettano alcuni requisiti. Bisogna avere infatti almeno un componente che abbia le seguenti condizioni: disabilità, minorenne, almeno 60 anni d’età, condizioni di svantaggio. Il richiedente deve necessariamente essere cittadino europeo e residente in Italia per almeno cinque anni, di cui gli ultimi due continuativo. L’ISEE, inoltre, non deve superare i 9.360 euro mentre il reddito non deve superare i 6.000 euro annui. Attenzione però: c’è il rischio blocco per molte famiglie. Cerchiamo di capire insieme cosa sta succedendo.
Assegno di inclusione, tante famiglie non lo avranno: il motivo
A poche ore dall’erogazione dell’assegno di maggio, tantissime famiglie iniziano a preoccuparsi: per molti c’è infatti il rischio blocco. Rischiano tutti coloro che hanno fatto domanda inizialmente, tra il 18 dicembre e la fine del mese di gennaio 2024. Ricordiamo infatti che tra gli obbligi imposti dalla normativa ci sono quelli di dover passare presso i servizi sociali per la valutazione multidimensionale dei bisogni del nucleo e la firma del Patto di inclusione. L’appuntamento deve avvenire entro 120 giorni dalla firma del Patto di Attivazione digitale: in caso contrario, ci sarà la sospensione (ci sarà anche una stangata per alcune famiglie?).
A causa di alcuni ritardi organizzativi, il termine dei 120 giorni è stato calcolato a partire dall’invio del flusso delle domande Adi sulla piattaforma Gepi (e non più quindi dalla sottoscrizione della firma del Patto di inclusione). Per questo motivo, facendo due calcoli, dal 25 maggio scorso sono scaduti i termini per chi ha fatto domanda nel lasso di tempo illustrato poco fa. Anche in assenza di convocazione, il nucleo familiare dovrebbe andare negli uffici incaricati per aggiornare il tutto. La legge non ammette ignoranza: in caso contrario ci sarà il blocco del pagamento e a giugno non arriverà l’assegno.