I regali del datore di lavoro fanno reddito e devono essere dichiarati e quindi tassati? L’Agenzia delle Entrate chiarisce in merito alla questione.
Non è inusuale per le aziende ricorrere a dei regali donati periodicamente ai propri dipendenti e che servono a diminuire il carico contributivo e fiscale rispetto a quello che si avrebbe con l’assegnazione ai lavoratori di compensazioni monetarie. Li chiamano fringe benefit e sono, in buona sostanza, dei compensi non monetari che i lavoratori ricevono.
Ma questi benefits concorrono alla creazione di reddito per il lavoratore, ragion per cui devono essere dichiarati al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi e, quindi, essere a loro volta tassati? La risposta a questa domanda è che dipende. In linea generale, questi regali non concorrono alla formazione del reddito del dipendete qualora non si superi una certa soglia, oltre la quale però questi regali sono considerati dall’Agenzia delle Entrate in maniera differente, sottolineando come “il reddito da lavoro dipendente è costituito da tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo di importa, anche sottoforma di erogazioni liberali in relazione al rapporto di lavoro“. Ma che vuol dire? E soprattutto qual è la soglia limite fissata dall’Agenzia delle Entrate?
Quanto riportato nel virgolettato al paragrafo precedente risulta particolarmente interessante per quanto riguarda la normativa più aggiornata, e risale alla legge di bilancio per il 2024, riguardo alla tassazione sui fringe benefits.
Una risoluzione del Settembre 2023 sottolineava che non concorrono alla formazione di reddito del lavoratore quei fringe benefits distribuiti dal datore di lavoro e che non contribuiscono all’arricchimento del lavoratore o sono erogati per esclusivo interesse del datore di lavoro. Stando quanto detto qui, in pratica, i regali aziendali che si ricevono per queste motivazioni non devono essere dichiarati e quindi tassati, a meno che non si superi la soglia dei 258,23 euro nel periodo di imposta -cioè nell’arco dell’anno.
Superata questa soglia, qualsiasi tipologia di fringe benefits è soggetta a tassazione. La normativa tuttavia è cambiata e in una recente circolare l’Agenzia delle Entrate ha chiarito la sua posizione in merito all’assegnazione di questi regali.
Ribaltando completamente la risoluzione pocanzi citata, l’AdE afferma che “il reddito del lavoratore è costituito da tutte le somme e i valori (quindi anche oggetti materiali)” che riceve indipendentemente dalla motivazioni che hanno portato all’assegnazione di tali benefits. Ragion per cui, anche se a favore del datore di lavoro, i fringe benefits che superano la soglia limite devono essere dichiarati e tassati.
Quello che cambia con la legge di bilancio approvata per il 2024 è la soglia limite oltre la quale i fringe benefits devono essere tassati. Se fino al 2023, come anticipato, il limite era fissato a 258, 23 euro quest’anno la soglia è stata innalzata ad euro mille per tutti i lavoratori e a 2mila euro per i lavoratori dipendenti con figli, compresi quelli nati fuori dal matrimonio, riconosciuti successivamente, in affidamento o adozione.
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