Con il 2024 arriva la possibilità di andare in pensione a 63 anni con 30 anni di contributi. Ecco come funziona la pensione anticipata.
Come molti sapranno, l’età tradizionale per andare in pensione è quella di 67 anni. Esistono, però, diversi modi per andare in pensione in anticipo. Questi si traducono in due vie principali: avere un numero di contributi elevati o raggiungere l’età richiesta da soluzioni previdenziali. In questi casi è possibile andare in pensione prima dei 67 anni, purché si rispetti il requisito dei 30 anni di contributi.
Questo requisito va rispettato, e prende il nome di Anticipo pensionistico sociale, o Ape sociale. L’opzione si rivolge a certe categorie specifiche di lavoratori, ma la caratteristica comune resta l’avere 30 anni di contributi lavorativi. Soddisfatta questa, diversi lavoratori hanno l’opzione di uscire dal lavoro in anticipo. Da notare che 30 anni è il contributo minimo previsto; a seconda della situazione potrebbe essere richiesto di più.
In pensione a 63 anni con 30 anni di contributi: tutte le opzioni
La prima categoria a essere interessata dall’Ape sociale è quella dei lavoratori gravosi. Questi possono andare in pensione a 63 anni e 5 mesi, ma hanno in realtà bisogno di almeno 36 anni di contributi. Inoltre, lo svolgere un’attività gravosa dev’essere l’impegno principale del contribuente per tutti i 36 anni dei contributi. Può, in alternativa, cercare opzioni alternative come la Naspi fino all’applicazione delle condizioni di pensione.
Quindi quali categorie possono andare in pensione con 30 anni di contributi? Quelle che rientrano con questo requisito e possono ritirarsi a 63 anni e 5 mesi sono i disoccupati, i caregiver e gli invalidi. Queste categorie non hanno bisogno di estensioni contributive, ma ognuna di queste deve rispettare un requisito aggiuntivo. Gli invalidi, per esempio, necessitano di un grado di invalidità di almeno 74%. I disoccupati, invece, devono aver esaurito il periodo della Naspi, e i caregiver devono convivere da almeno sei mesi con un familiare disabile che rientri nella Legge 104.
Bisogna anche valutare attentamente i limiti imposti dall’Ape sociale. Questa, infatti, comporta un importo massimo di 1.500 euro al mese, senza aggiornamenti in base all’inflazione e altre maggiorazioni. Non c’è inoltre reversibilità in caso di decesso del beneficiario. Questi limiti stringenti, però, cessano al momento del raggiungimento dei 67 anni di età, dove diventa obbligatorio chiedere la pensione di vecchiaia tradizionale. L’Ape sociale è quindi un mezzo di sostegno transitorio per chi ne ha necessità, piuttosto che una pensione a parte.