Emporio Armani è noto per i suoi capi di alta fascia, è uno marchio parallelo a quello della Maison del re della moda. La caratteristica principale è data dai capi iconici e di alta qualità venduti a prezzi abbordabili. Ma più di questo, è la storia del marchio a colpire.
A Milano, alla fine degli ’70, il made in Italy era una religione. La moda era fatta di eleganza, raffinatezza e classe. E a un certo punto l’aquila di Armani spiccò il volo diventando il simbolo di quel periodo rampante. L’aquila divisa a strisce orizzontali, che rappresenta le inziali dello stilista, ha un font Didot LT, carattere serif. La leggenda vuole che lo stilista con questo simbolo abbia voluto fare un omaggio agli Stati Uniti che in cui accolto e celebrato già dagli inizi della sua carriera. In una intervista rilasciata a Vogue, Armani ha dichiarato che non c’è nessun omaggio, ma che l’aquila gli è venuta in mente all’improvviso come un ricordo del passato. L’idea comunque è stata vincente.
Diane Keaton che ritira l’Oscar nel 1978, gli abiti di Richard Gere per American Gigolò, Madonna, Leonardo Di Caprio, Tom Cruise, Julia Roberts. Tutti i migliori, tutti i più grandi hanno scelto Armani, sempre. La sua eleganza è fondamentale per le star del cinema, mette in risalto la loro bellezza.
Emporio Armani e gli anni ‘80
Ha ormai più di 40 anni la linea giovane di Armani. Emporio Armani ha fatto vivere giorni magici ai ragazzi degli anni ’80, dando loro voce grazie all’abbigliamento. La linea è nata nel 1981, è comparsa sul mercato e ha lasciato tutti senza parole. Ha permesso ai giovani di abbandonare ciò che i genitori dicevano sull’abbigliamento da adottare e ha creato una divisa che tutti potevano portare modificando abbinamento e stile a seconda delle tendenze. Punk, paninari, yuppie, hanno abbandonato le periferie per vivere le città raccontando le loro storie, dentro cui l’abbigliamento aveva una posizione previlegiata. Emporio Armani ha dato loro la direzione, abiti e vestiti in cui riconoscersi.
Emporio Armani è sempre stato giubbotti in jeans, jeans con l’aquilotto nel taschino posteriore destro, maglie da infilarci dentro o camicie con le righe. Corso Buenos Aires a Milano come la Fifth Avenue a Manhattan. È li che si è scritta la storia e il fatto che in seguito, personaggi come Backham, Ronaldo, Nadal, abbiano portato il marchio dentro lo sport è stato solo il segnale che i tempi erano cambiati. Ma Emporio Armani era ormai un punto di riferimento.
Una rivoluzione partita dalla moda
La chiave per avere successo con la linea giovane? Puntare forte sul denim con linee convenienti e accessibili quasi per tutti. Oggi sembra una ricetta chiara, scontata e senza ombre. Ma allora non era così. È stata una vera sfida, perché il nome Armani era legato all’alta moda e al mondo delle star. Inserire i jeans nelle collezioni, puntare sul denim, fu una rivoluzione. E questa rivoluzione finì per modificare il sociale, il cinema, la letteratura, l’arte. La portata fu incredibile, e naturalmente impensabile quando si cominciò a mettere in pratica le idee di Armani per gli anni ’80.
L’entusiasmo per Emporio Armani fu subito alle stelle. Era come se fosse comparso sul marcato qualcosa che tutti attendevano, che avrebbe dovuto già esserci ma inspiegabilmente non c’era. Il nome Emporio è stato voluto proprio da Giorgio Armani, un nome italiano che doveva girare il mondo e internazionalizzarsi. E così è stato. Nel 2013, il gruppo Armani è arrivato a stabilire il record di 2.186 miliardi di ricavi consolidati.
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