Assegno divorzile, da oggi cambia tutto con la sentenza che valuta anche il periodo di convivenza nella decisione dell’importo.
Nel momento in cui una coppia divorzia e il giudice stabilisce chi deve ricevere la somma di denaro e di che entità debba essere, ci sono una serie di punti da tenere in considerazione. Il solo reddito attuale della coppia non può essere infatti l’unico parametro per determinare una decisione così importante: ecco come la sentenza della Corte di Cassazione ha “gonfiato” l’assegno divorzile.
Partendo dal presupposto che la fine di un matrimonio, per qualsiasi motivo avvenga, è sempre un duplice dramma, non proprio ambedue le parti si ritrovano nella medesima situazione. Quando termina un matrimonio viene meno un progetto di vita che può essere molto più significativo di quanto si possa pensare. Una coppia può aver posto le basi per creare un futuro solido ancor prima di arrivare alle nozze e questo è fondamentale nel determinare anche gli importi di un assegno di divorzio.
Assegno divorzile, cambia tutto con la sentenza storica: ecco a quanto ammonta con il periodo di convivenza
Il periodo di convivenza prima di un matrimonio viene quindi per la prima volta preso in considerazione da un giudice nel momento in cui si ritrova a quantificare l’assegno di divorzio. Quello che bisogna valutare è infatti il contributo delle due parti nella formazione del patrimonio comune e personale dei coniugi. In particolare, quali sono state le mosse eseguite ancor prima delle nozze: rinunce e sacrifici che hanno condotto a una determinata vita. E’ chiaro quindi che chi non è nelle condizioni di garantirsi un mantenimento adeguato deve essere tutelato considerando anche quello che ha fatto per la coppia nel periodo della sola convivenza.
Con la sentenza n. 35385 viene – per la prima volta – affrontato il problema dell’incidenza del periodo di convivenza nel determinare l’assegno divorzile. Quello che infatti bisogna considerare è quanto si è fatto anche prima del matrimonio e non solo dopo. Il giudice, chiaramente, va a prendere in considerazione solo quei casi in cui la convivenza sia stata stabile e duratura. Che sia parte di un progetto di vita comune culminato nel matrimonio.
La sentenza 35385 pubblicata il 18 dicembre ha stabilito che ai fini dell’assegno conta anche la convivenza. Questa deve avere alcune caratteristiche: deve essere stata duratura, atta al matrimonio e aver contributo alla creazione di una vita matrimoniale. A Bologna, la Cassazione ha ribaltato la sentenza della Corte d’Appello del 2020. La moglie infatti chiedeva che nell’assegno divorzile del padre al mantenimento del figlio venisse ricalcolato. Che anche il sacrificio da lei fatto nel periodo di convivenza venisse considerato. E la Cassazione le ha dato ragione.