Sposati o conviventi: quali sono le differenze tra i due status? E quali i diritti e i doveri che la legge riconosce al matrimonio e alla convivenza? Scopriamolo insieme.
In un tempo non lontano, il matrimonio era l’approdo – potremmo dire – “naturale” di quasi tutte le coppie di fidanzati: fino almeno ai primi anni del nuovo Millennio, dopo un periodo più o meno prolungato di conoscenza e di intimità, legarsi in matrimonio civile e/o religioso era la norma per la maggior parte delle unioni amorose.
Negli ultimi decenni, invece, in Italia e nel mondo abbiamo assistito ad un’inversione di tendenza: sempre più coppie, infatti, hanno preferito mantenere uno status di convivenza ed evitare di convenire alle nozze, tanto in assenza quanto in presenza di figli nati dall’unione. I tempi, dunque, sono cambiati e con essi anche i diritti ed i doveri dei conviventi, che la legge ha via via accomunato sempre di più a quelli di cui godono marito e moglie.
Di fronte alla legge, quindi, sono sempre meno le differenze tra il matrimonio e la convivenza: entrambi gli status, infatti, vengono riconosciuti come originari di un nucleo famigliare e, in presenza di figli, in entrambi i casi sono riconosciuti anche i naturali doveri di un genitore. Perché dunque scegliere di sposarsi invece di convivere? Oppure viceversa?
Le differenze principali tra i due status: figli, fedeltà, separazione e rapporti economici
La principale differenza tra matrimonio e convivenza in termine di genitorialità è che mentre il figlio nato all’interno di una coppia sposata non deve essere riconosciuto dal padre, perché il riconoscimento avviene “in automatico” per legge, ovvero viene dato per assodato, il figlio nato all’interno di una coppia di conviventi deve essere necessariamente riconosciuto dal padre.
In termini di rapporto tra le parti, invece, il matrimonio prevede i doveri di convivenza, fedeltà, reciproca assistenza e contribuzione in base alle proprie capacità. La convivenza, invece, prevede solo gli ultimi due doveri e non implica quelli di convivenza né di fedeltà. In caso di separazione, inoltre, mentre il matrimonio richiede la pronuncia formale di un giudice che confluisca poi in una causa di divorzio, per la coppia di conviventi non è necessaria, se non eventualmente per regolamentare l’affidamento ed il mantenimento dei figli in caso i partner non trovino un accordo.
In quanto ai rapporti economici, i coniugi possono optare per due possibilità: la comunione oppure la separazione dei beni. Tra i conviventi, invece, non sussiste la comunione dei beni, anche se i partner possono decidere di formalizzare e firmare di comune accordo un patto che disciplini il rapporto patrimoniale tanto durante la convivenza quanto, eventualmente, a seguito della separazione. In caso di necessità di approfondimento, è senz’altro consigliabile rivolgersi ad un legale esperto del settore.