Paolo Crepet è uno dei più influenti psichiatri e sociologi. Di recente si è espresso riguardo ad un tema molto attuale quale la fuga dei cervelli dei nostri giovani.
Molto spesso la società attuale tende a criticare i giovani. Potrebbe essere il gap generazionale, il cliché dello scontro fra anziani e ragazzi che non riescono a capirsi. Le nuove generazioni hanno tanti oneri, ma ben pochi diritti e questo li rende altamente sfavoriti. I giovani sono il futuro del Paese, la classe dirigente del domani, coloro che daranno vita a nuove vite, contribuendo alla crescita demografica.
Tuttavia per i giovani del terzo millennio la vita non sembra essere così semplice. Una società marcia, basata su valori sbagliati, e con scarsa prospettiva di crescita. Essere giovane in Italia non è certo facile. Significa che si deve studiare tanto e sgomitare il doppio per poter poter ottenere un lavoro dignitoso. Si dice spesso che l’Italia sia un Paese vecchio. Difatti è così, ma non lo è solo anagraficamente lo è anche sociologicamente perchè non è in grado di puntare sulle nuove generazioni.
Dopo anni di studio e sacrifici, molti neolaureati sono costretti a lunghe gavette o stage non retribuiti, non venendo adeguatamente ricompensati. E neppure dopo anni è detto che giunga il giusto riconoscimento, e questa è grande ingiustizia sociale. Pertanto in molti pensano di preparare la valigia e partire per l’estero, migrando verso stati che riconoscono maggiormente i talenti. La chiamano “fuga di cervelli” ma è davvero una fuga? Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet non la pensa così.
“Non chiamatela fuga di cervelli” le parole di Paolo Crepet
L’Italia è senz’altro uno dei Paesi più ricchi di storia e cultura. Tuttavia il patrimonio artistico-culturale e le bellezze paesaggistiche non bastano per garantire un futuro ai più giovani. Se coloro che sono nati negli anni ’60 hanno potuto avere una vita equilibrata con un buon lavoro, lo stesso non lo si può dire di coloro che sono nati fra la metà degli anni 80 e 90.
La macchina politica sempre meno efficiente ha dato vita a non pochi problemi dal punto di vista economico-sociale. Nel corso degli ultimi decenni, la situazione italiana è peggiorata notevolmente, con crisi economiche e dispersione dei posti di lavoro. Un Paese che non può garantire un futuro ai propri cittadini è senz’altro un Paese vecchio. Pertanto, tanti ragazzi, dopo anni di studio, nonostante i titoli e le competenze acquisite si ritrovano a dover fare i conti con lavori mal pagati e con scarse prospettive per il futuro.
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Dinanzi ad un quadro del genere molti professionisti preferiscono lasciare il Paese per inseguire non solo i propri sogni ma anche per poter accedere ad una qualità di vita migliore. L’opinione pubblica la definisce fuga dei cervelli, poichè sembrerbbe un esilio forzato. Tuttavia Paolo Crepet sembra avere una posizione ben diversa a riguardo. Il sociologo, infatti, si mostra indignato nel sentir parlare di fuga di cervelli. Ritiene che i giovani professionisti non scappino dall’Italia, ma scelgano consapevolmente di trasferirsi in territori con migliori prospettive economico-sociali.
Cita ad esempio Londra, città che accoglie ogni anni milioni di italiani, dando un impiego ben pagato. Trova disdicevole che terminati gli studi si debba ancora dipendere dai genitori, perché costretti a fare stage non pagati. Crepet sostiene che partire sia la scelta migliore da fare per la propria dignità, perché non è giusto dover dipendere dagli altri, soprattutto dopo anni di studio e sacrificio.