Il Governo Monti non sta abolendo le Province ma ne sta svuotando, dall’interno, funzioni e significato. Contro questi provvedimenti, molte amministrazione provinciali si difendono: quella di Bari, ad esempio, ha proposto ricorso alla Corte Costituzionale contro il provvedimento governativo. Una proposta accolta praticamente all’unanimità: solo l’Italia dei Valori, rappresentata dai consiglieri Gentile e De Chirico, ha votato contro l’ordine del giorno che proponeva il mantenimento dell’attuale assetto. Una scelta coraggiosa ma coerente, spiega il consigliere provinciale cassanese in una lunga nota pubblicata sulla pagina internet dell’Idv cassanese che di seguito pubblichiamo.
Ieri, con il collega dell’ IDV De Chirico, ho votato no all’ordine del giorno che proponeva il mantenimento delle province ed il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge Monti che ne prevede lo svuotamento delle funzioni.
Vado orgoglioso e fiero di quel voto espresso in beata solitudine, perché tutti gli altri consiglieri appartenenti a diversi gruppi politici si sono espressi contro la soppressione delle province; pur dandomi pubblicamente ragione. Naturalmente la stampa servile ha, come sempre, fatto passare nell’ oblio il voto del gruppo IDV, prospettando, contro verità, un esito unanime che, all’ evidenza, è sconfessato dal netto voto contrario mio e del collega De Chirico.
Di seguito cercherò di riproporre le ragioni da me rappresentate a sostegno dell’ abolizione delle province, al netto delle pur coincidenti posizioni di partito; esercito, infatti, costantemente spirito troppo laico per potermi appiattire su posizioni preconfezionate se non ne fossi personalmente persuaso
La questione su cui ieri in Provincia si è dibattuto era ed è troppo complessa da poter essere liquidata con un malfermo ordine del giorno allestito e propinato al consiglio solo qualche ora prima; a dimostrazione della delicatezza della questione milita la storia delle Province dal tempo di Rattazzi, passando per l’ obnubilamento dell’istituzione in epoca fascista e per la sua riespansione con la Costituzione sino ai nostri giorni; ma anche la ricchezza della riflessione che l’ accompagna da più di 150 anni; del resto nella Costituente una personalità della statura di Einaudi ne propose la soppressione; altre autorevoli voci si spesero, invece, per la conservazione; e così la discussione è continuata sino ai nostri giorni, soprattutto dopo l’ istituzione delle Regioni, ma, anzichè intervenire in modo razionale sull’ intero assetto dello Stato e degli Enti locali e sulla regolazione dei relativi rapporti, si è pensato ad aumentare il numero delle Province ad libitum dei vari cacicchi locali.
Monti tenta oggi in via indiretta (svuotamento funzioni e drastica eliminazione delle elezioni e riduzione politici) quanto, dal tempo delle Regioni, si doveva fare perché sempre promesso in campagna elettorale: sopprimere le province.
“Enti elettivi” ormai nell’ immaginario comune “inutili”, anche se la Costituzione li volle e li vuole ancora come costitutivi della Repubblica; e non sfugge anche a noi l’insostenibilità di un’ ipoteca tanto negativa dell’ opinione pubblica su tale Istituzione, le cui funzioni , si sostiene da molte parti, possono essere assicurate da altri enti, eliminando duplicazioni.
“Costosi”: questo non direi se si pensa ad interventi effettivamente correttivi di cui abbiamo dato esempio proprio in Provincia di Bari sui costi della politica, al contrario di quanti a chiacchiere propalano, come accaduto ieri l’ altro, immaginifiche rinunce a privilegi di casta; parametriamo semplicemente il semplice gettone di presenza di un consigliere provinciale ( legato per l’ appunto alla presenza) alla ben più corposa indennità fissa e diaria mensile di un consigliere regionale, per non dire di un parlamentare; lo scarto è così vistoso che ben si potrebbe dire che, altrove, si annidino i veri costi della politica. Ma la classe dominante è riuscita a far passare per costose le Province, gabellando addirittura, l’ altro ieri, come rinuncia a parte della propria indennità ciò che è soltanto un incremento stipendiale non ancora maturato; i nostri parlamentari in sostanza da una tasca tolgono e dall’ altra prendono e continueranno a prendere, dando pure risalto mediatico ad un vera e propria mistificazione. E noi che ci caschiamo.
Noi consiglieri provinciali di Bari- ho sostenuto ieri in aula- abbiamo un’occasione: di dimostrare, al contrario di una certa classe politica, che non difendiamo i nostri privilegi, votando compatti no a quest’ ordine del giorno che chiede nella sostanza il mantenimento delle Province.
Da Bari può venire, dissi ieri, una forte scossa all’immobilità della casta.
E’ pur vero che sulle questioni di “diritto costituzionale” ci sarebbero molti cavilli per affermare la contrarietà a costituzione di taluni aspetti della legge. Ma non esasperiamo l’istinto da “legulei”, andiamo al sodo: la gente non ci crede più e le tante firme raccolte sulla proposta di legge presentata dall’IDV ne è la prova ( oltre 400 mila persone l’hanno sottoscritta).
In punto di stretto diritto costituzionale si sono dette e scritte autorevolmente cose condivisibili anche sulla retorica dell’antipolitica e sulla necessità di enti intermedi democraticamente eletti (solo per incidens l’ iniziale decisione governativa, poi corretta, di tagliare in corso d’opera assemblee democraticamente elette evoca ciò che fu fatto solo dal fascismo con l’abolizione di imperio di province liberamente elette e con questo non si poteva essere d’accordo, tanto che il Governo vi ha posto subito rimedio).
Ma c’è oggi la necessità di cominciare da qualche parte perché qualcosa si muova: la questione non è economica (le province costano certamente assai meno di ogni altro ente come è stato ben documentato da stampa autorevole di settore, numeri alla mano), ma vi è necessità di dare un forte segnale di cambiamento e da qualche parte bisognerà, fuori da ogni ipocrisia, cominciare.
Anche perché, argomentai ieri, la classe politica “romana”, con abilità, ci ha messo sostanzialmente in mora, esponendoci alla pubblica gogna, quasi che le province fossero il luogo di ogni spreco; e la gente attende di sapere come ci comporteremo stamattina in quest’ aula.
Quando la nostra Costituzione fu scritta le regioni non esistevano e le Province erano semplici istituzioni di controllo dello Stato sul territorio; poiché fu deciso di puntare sulle future regioni, le Province, come detto, dovevano essere soppresse già da 40 anni (non solo così non è stato, ma la casta, come ho detto, le ha moltiplicate in numero e poltrone; si è perso il conto delle tante province polvere negli ultimi anni).
L’abolizione delle Province sarebbe un punto di partenza per una vera riforma di tutti gli enti territoriali che punti a semplificare il rapporto cittadino-istituzione e avvicini l’uno all’altro.
Monti va, in qualche modo, nella direzione giusta con intenzioni teoricamente assecondabili, ma non si può sopprimere una struttura per sostituirla con altre che avrebbero addirittura costi più elevati; Monti, infatti, lascia spazio alla creazione di “altri carrozzoni” che diventerebbero presto notevoli fonti di spesa ed inoltre scomparirebbero gli eletti a favore dei nominati (in n° di appena 10) dai singoli Consigli Comunali.
E allora via tutto con una riforma radicale!
È stato rilevato il profilo di incostituzionalità nella “nuova funzione di controllo e coordinamento” delle Province rispetto agli altri enti che la Costituzione vuole su un piano di equiordinazione, quindi è possibile che l’ipotesi governativa sia addirittura peggiorativa nel rapporto burocrazia-cittadino e nel rapporto di democrazia tra corpo elettorale ed eletti perche sostituisce questi con dei nominati.
Ma è per questo che bisogna dare un taglio netto che non certo può realizzarsi, alimentando ricorsi alla Corte Costituzionale ( con ulteriori conflitti istituzionali di cui non sentiamo il bisogno) contro una legge che, certo ha in sé molteplici aspetti di criticità, ma che dopo più di 40 anni, pur operando male sul piano dell’ortodossia costituzionale, vuole annunciare un primo, per quanto non definitivo, NO a quel che ormai è generalmente bollato come un ferrovecchio.
Porto con me l’ intima fierezza di aver assunto una posizione forte, pur intellettualmente lacerante, ma giusta; perché finchè sarò presente nelle istituzioni non potrò, nei limiti delle mie possibilità, che onorarle, in ossequio al mandato ricevuto per la durata legalmente prevista; ciò vale anche per l’ Istituzione Provincia, finchè la legge prevede che esistano. Ma ciò non impedisce e non impedirà a me, come ad altri con identico sentire, di parlare con franchezza contro i veri costi della casta e sono tanti e veri, o di portare avanti battaglie per l’eliminazione di tutte quelle realtà istituzionali che oggettivamente appaiono quanto meno anacronistiche e svuotate nelle proprie potenzialità attraverso un crescendo di limitazioni legislative che ne preannunciano la soppressione; e allora sempre nell’interesse dei cittadini occorre parlare forte e chiaro.
Se ce ne andassimo dalle istituzioni, lasceremmo campo libero ad altre forze,elidendo quelle espressioni critiche contro l’autoconservazione della casta che, a quel punto, sarebbe ancora più libera di autoperpetuarsi nell’assenza, nelle istituzioni, di voci in dissenso.
Per questo non può votarsi, pur in un quadro più generale dentro il quale la soluzione Monti è stata calata dall’ alto come una necessità insuperabile volta a portarci fuori dalla gravissima crisi in cui altri ci hanno cacciato, nel tentativo di dare al Paese una prospettiva di rilancio, un ordine del giorno che dà, più che mai, all’esterno la percezione che anche noi, qui in Provincia, siamo legati agli odiosi privilegi di casta e la gente non capirebbe più il distinguo.
Cominciamo da noi e avremo titolo così per batterci davvero, anche attraverso un promovendo tavolo tecnico, per una riforma razionale, organica e complessiva dello Stato e degli Enti Locali, affrontando coerentemente i temi della casta, dei costi e degli sprechi della politica; liberandoci dalla logica del “benaltrismo” per cui c’ è sempre qualcos’ altro da cui cominciare o qualche altro che deve iniziare; cominciamo qui noi e avremo a quel punto la legittimazione morale anche di smascherare le vere sacche di privilegio che, certo, sono altrove e non nelle Province. Schiena dritta, dunque, e sempre!
Con queste sostanziali argomentazioni ho motivato il mio pur sofferto ( sotto il profilo intellettuale) NO al mantenimento delle Province; ma non poteva sostenersi una difesa ad oltranza ed indiscriminata del sistema province, anche di quelle parassitarie e con pochi abitanti, in un momento in cui al Paese tutto sono chiesti lacrime e sangue.
Questa storia, scritta ieri nell’ aula della Provincia di Bari, oggi dai giornali viene ripresa con la falsa notizia del voto unanime al mantenimento delle province, senza che nessun giornalista abbia sentito il dovere di registrare i due voti contrari dei rappresentanti dell’ IDV e la condivisione ipocrita del mio intervento da parte di tutti gli altri consiglieri che, poi, hanno votato in senso opposto, sconfessando se stessi.
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Commenti
..."E PUR SI MUOVE!"
Vincere l'oblio e la cattiva amministrazione di Cassano non comincia dagli "altri".Comincia da me.Da te.Da noi.
Comincia dalle parole.Che senso ha dire:
e ?
Cominciamo dall'ascolto:perchè non ammettere che l'altro può isegnarci
qualcosa? Cominciate da una domanda:che
cosa posso fare io concretamente?
Prendiamo Gandhi.A ben vedere non è ricordato per gesti roboandi o di eroico
furore.Ha semplicemente applicato i suoi
principi al quotidiano.Le sue sono state
"rivoluzioni domestiche":la pace,la verità,la giustizia,l'aggregazione,la
cultura,applicate alla famiglia,agli amici,alle persone più care prima di tutto.Poi viene il resto.
Per questo sarebbe importante inventarci
un'associazione o comitato di cittadini
di buona volontà per far rinascere la
la nostra città con progetti di qualità.
Ci si incontra,si parla,si superano barriere. Comunque io ,in primavera,ci
proverò a riprendermi la "PIAZZA"...vedrete delle belle!
Siamo a Cassano, un paesello dove i grandi movimento di belle idee e pochissimi uomini si scontrano con le piccole logiche famistiche di centinaia di voti.
Un paesello dove gli uomini e le donne di valore non si spendono e se lo facessero non hanno i voti o il sostegno.
Tempo perso.
Concentrati a far fuori i grandi bastardi che hanno distrutto un paese senza memoria storica.
...I tuoi commenti su queste pagine sono
sicuramente i più brillanti e dimostrano,
nella scrittura,che sei persona di discreta cultura.Confrontarsi con te mi sembra utile e penso che si potrebbe iniziare insieme un percorso di proposte
e progetti ambiziosi per vincere il torpore della nostra Città. Riprendo,quindi,il tema che ho esposto
precedentemente su questi spazi di commento, che gentilmente la redazione ci
concede, sperando di coinvolgere anche
altri cittadini di buona volontà(compresi
i nostri politici locali).
Nel 2011 le piazze sono tornate ad essere
i luoghi simbolo della manifestazione del disagio dei popoli e delle giovani
generazioni in un mondo in rapida trasformazione .Simbolo della capacità
di esprimere un dissenso generalizzato .
Contesto urbano dello scontro su temi
storici quali l'emancipazione dei popoli
o il conflitto sociale generato dal
fallimento della grande e ossessiva finanza.I giovani,come sempre,sono il centro delle proteste e delle rivolte.
La "PIAZZA" è tornata a rivelare la capacità di trasformare i luoghi in ciò
che hanno sempre avuto come vocazione:
comunicazione e amplificazione di un comune sentire. La Cultura e l'Arte è comunicazione e aggregazione. E' TEMPO,
quindi,di inventarci un movimento,
un'associazione di cittadini,senza bandiere e barriere idiologiche,per incalzare i nostri amministratori e la
nostra gente con idee e progetti di qualità...magari d'Arte.
Incontriamoci e "FACCIAMO",può nascere un
piccolo "Empireo Murgiano".
riprendiamo la PIAZZA liberando lambicchi di ragione . E' TEMPO di dare integrazione ai nostri e altrui dubbi e contreversie. E' TEMPO dell'autocritica ,dell'ascolto del giudizio degli altri anche se nostri avversari.E'TEMPO (proprio in epoca di crisi economica e di valori) di incalzare più da vicino i nostri politici e amministratori locali con idee ,istanze,progetti coraggiosi e praticabili. E'TEMPO che figure di valore,cultura,arte,competenza e autorevollezza del nostro Paese si mettessero a disposizione per curare l'oblio,l'accidia e il territorio di Cassano.E' TEMPO che anch'io mi dia una mossa e scenda in PIAZZA per cimentarmi a far crescere e rinascere la mia Città con l'umiltà del lavoro,della ricerca,della qualità,della collaborazione tra diversi. E'TEMPO che, anche in questi spazi di commento e dialogo,Zullo,Gentile,Di Medio,Santorsola e tutti quelli che non si sentono "Gattopardi" diano vita a un
dibattito con fatti,ambiziosi progetti,spirito di collaborazione e servizio,per accendere di vera "LUCE" la
la nostra Cassano. E' TEMPO che l'Arte e la Cultura,ancore di salvezza e spechi dello spirito umano,siano il motore per una "Primavera Cassanese".
C'è una fine per tutto,ma non si dice che la speranza è l'ultima a morire? Buon lavoro...e fatemi sapre. Cordialmente IDEAOGGI
Ci metteremo in gioco ma per cambiarlo questo gioco e far sparire i castaioli!
Ce la fai ad arrivare alla fine del mese?
Facciamo pubblicare le prove della sua attività politica negli anni '90?
Se non le piace il sistema nel quale si è inserito devolva in beneficienza tutto l'extra.
La domanda è: da quando era dipendente statale a quando è diventato consigliere regionale il suo stipendio è aumentato o no.
Dalle sue parole sembrerebbe essere rimasto il medesimo. In realtà è medesimo lo stipendio base ma gli extra esistono eccome.
Come esiste il vitalizio anche per i consiglieri regionali (cosa sulla quale lei omette di rispondere): ed è scandaloso il vitaliio a parlamentari e consiglieri regionali in un momento in cui i giovani non hanno un lavoro e chi lo ha non sa nemmeno quanto (e quando) avrà una pensione!!!
Circa la sua attività politica lei mente: è stato assessore esterno anni fa con Leporale e frequentava i partiti come lo stesso Fitto suo caro amico.
Il sistema di candidatura alle elezioni è viziato. Tutto il sistema è viziato ed ha molto di poco democratico. In Italia c'è una dittatura partitocratica. Chi ha voglia di impegnarsi in politica deve passare necessariamente dalle forche caudine dei partiti. Oppure si compra un posto in lista per le elezioni politiche: qualcuno lo ha fatto ritengo. Il ritorno è assicurato. Il futuro altrettanto.
Ma quello che sottolineavo è che in Italia Sindaci, Assessori, Presidenti e Ministri hanno responsabilità per le funzioni che rivestono. Ma lei caro Zullo percepisce molto più del Sindaco di Bari, del Sindaco di Roma e Milano. Senza alcuna responsabilità. Una vergogna. Ammetta che questa cosa è vergognosa.