Cos’è la scrittura per l’uomo?
Un modo poliedrico per comunicare, confrontarsi, condividere, relazionarsi con i propri simili, imparare,
oppure
un difetto antropologico monotematico per marchiare, lordare, offendere il prossimo, imponendo cromaticamente la propria ingannevole superbia sciaguratamente innata?
Forse bisogna andare oltre, scalare di un livello superiore, poiché, secondo me, il meccanismo della scrittura riproduce la meccanica dell’universo fluttuante in assoluta libertà. Dopo aver consultato centinaia di libri che raccontano la storia del mondo, della vita, dell’uomo, ti entra nella testa un tarlo, lo stesso che parlava in Ge’ez all’Homo Sapiens, nell’antica Etiopia, culla indiscussa della civiltà:
cosa c’è dopo la vita?
O, se preferite, cosa c’è dopo la morte?
La solitaria certezza è che prima o poi i nostri cari ci lasciano e più ci sono cari più grande è il vuoto che lasciano, più ci sono cari e più ricordi lasciano per riempire nel tempo tale vuoto.
Ma, ahimè, brutta cosa è la morte!
Inesauribile, onnipresente, cieca, gelida, appiccicata a belli e brutti, a vecchi e bambini, a uomini e donne, sempre indaffarata…
più della vita!
Immaginatevi ora, se nella vita terrena non facessimo nulla di buono da lasciare in memoria quanto sarebbe ancora più triste il trapasso!
Perché, vedete, questo fa la differenza, questa è la magica teoria della reale immortalità. L’incantesimo che trasforma la fine della vita terrena nell’inizio di una vita nuova vista da una dimensione diversa, mostrando il risultato di quanto ricamato in giorni e giorni apparentemente uguali ma consumati invece dal sorriso verso il prossimo, dal sostegno ai più deboli, dall’ascoltare e consigliare tutti regalando parole di conforto, dall’essere insomma caritatevoli moralmente e materialmente.
Solo questo permette a chi ci lascia di stabilire un contatto eterno con i posteri, di aggrapparsi tramite un cordone ombelicale, un groviglio di radici che, anzi, diventano àncora.
Ebbene, il caro dottor Giuliani non lo rivedrò più in carne e ossa, non mi sorriderà più ad occhi socchiusi, non ascolterò direttamente i suoi nobili sermoni.
Era il mio medico, ma soprattutto un mio amico.
Grazie Luciano
per l’umiltà che mi hai insegnato, grazie per l’eleganza delle tue parole, grazie per aver anteposto sopra ogni cosa la buona educazione ed il rispetto delle opinioni altrui, grazie per tutto quello che ci hai lasciato…
Mi mancherai amico mio,
amico di tanti, forse di tutti,
Ciao Lucià!
ULTIMI COMMENTI
- Covid-19, in leggero calo...
Costanzo concordo pienamente. Non è coerente che un bar... - Covid-19, in leggero calo...
Voglio ringraziare le tre ragazze addette al drive in d... - Covid-19, in leggero calo...
Non caleranno mai drasticamente i contagi senza control... - Prima Festa di San Sebast...
Comandante si faccia un giro a piedi nel Centro Storico... - Prima Festa di San Sebast...
Buon lavoro innanzitutto. Senza andare troppo lontano c... - Bonus autonomi e alimenta...
I buoni sono stati dati tutti? Sicuro? Credo che qualcu... - Bonus autonomi e alimenta...
Solo 33. Vergognatevi con un bando fatto male e per non... - Asl Bari, Zullo: “avvisi ...
Troppo facile fare consenso solleticando la pancia alla... - Minacce e percosse al pad...
Leggo questi commenti e resto....basitoo...Cassano, Bar... - Arrestato stalker per ave...
Dopo 20 anni di fidanzamento e diventato uno stalker!!?...
Commenti
all'amico e ai tanti amici che lo ricorderanno benevolmente. La professione di medico è una missione e che bisogna avere tante virtù.Luciano è stato in tutto questo un eroe.